Fallire o imparare?

Pubblicato il 15 aprile 2024 alle ore 09:44

Nel mio libro ho dedicato una buona parte ad analizzare il concetto di fallimento e grazie alla lettura di diversi libri del grande Tony Robbins, ho appreso che esso non esiste in verità. 

"Ma che cosa stai dicendo?", "Guarda che ho conosciuto diverse persone che hanno fallito più di una volta, imprenditori stessi", "Non li ascolti i telegiornali, quando danno la notizia di imprese costrette a chiudere?" (e non per la crisi). Queste sono tutte domande e affermazioni che mi si potrebbero porre, se non fosse che avrei già la risposta per confutarle tutte e tre. 

Guarda quest'immagine, questa qui sopra sì. Ecco, questa è una delle tante possibili reazioni che si possono sperimentare di fronte a un progetto, qualsiasi area della vita riguardi, non andato a buon fine. Magari non si tratta nemmeno del primo tentativo, ma è l'ennesimo e dunque stop. La mente si blocca, iniziano pensieri come: 

  1. Sono un/a perfetto incapace in tutto
  2. Non ne combinerò mai una giusta
  3. Non ce la farò mai
  4. resterà solo un sogno nella mia testa

Conseguentemente a questi pensieri subentrano le relative emozioni negative come frustrazione, rabbia, senso di inadeguatezza, tristezza e potrei proseguire ancora, ma non sono qui a stendere un elenco lungo come quello telefonico di pessimi stati d'animo.

 

Alt!

Tutti i migliori imprenditori, tutte le persone più riflessive, sanno che in realtà IL FALLIMENTO E' LA NOSTRA OCCASIONE di capire cosa abbiamo sbagliato o non abbiamo ancora fatto, o magari l'abbiamo fatta male. Il Fallimento ci insegna, ci costringe a sederci a tavolino con il nostro progetto (di lavoro, di vita, sentimentale) ben davanti agli occhi e passarlo in rassegna.

Cosa è andato storto?

In che modo possiamo migliorare?

Sbagliamo forse a comunicare le potenzialità di ciò che stiamo promuovendo?

O forse un aspetto di esso che, in realtà, meritava più attenzione è passato in secondo piano? 

Abbiamo trascurato dettagli che potevano sembrarci insignificanti? 

Il fallimento è un insegnante, non un nostro nemico e se non credi a me, leggi un pò la storia del grande Abraham Lincoln!

Quanti nella sua posizione avrebbero mollato, oh beh, praticamente quasi tutti. Lui no. Più falliva, più si intestardiva e a furia di analizzare, rivedere, ristudiare tutte le sue strategie, ecco che ci riprovava una volta ancora. Dunque, vediamo un pò:

  • 1831: fallimento in affari
  • 1832: perde le elezioni statali e rimane anche disoccupato
  • 1833: chiude un'altra impresa
  • 1835: muore la futura moglie 
  • 1836: ha un grave esaurimento nervoso (e ci sta, sarebbe stato Terminator altrimenti)
  • 1838: ennesima sconfitta in politica
  • 1843: si candida al Congresso, nada
  • 1849: viene respinta la sua domanda come amministratore statale
  • 1858: sconfitto al senato
  • 1860: ELETTO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA

Se si fosse convinto di essere un totale inetto buono a nulla, la storia americana non avrebbe potuto vantare un gradissimo e illustre uomo, nè noi avremmo mai sentito parlare di lui. Siate il vostro Abraham Lincoln.

 

 tu possa avere uno splendido inizio settimana

Clarissa

 

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